Salita al MusinèUna atipica cordata all'avventura!
Ed infine la portammo a casa! Domenica mattina iniziata non nel migliore dei modi con una lieve ma costante pioggerellina che come suo unico scopo sembrava avesse quello di scoraggiare la Garibaldina partenza dei nostri eroi verso Caselette.
Con una mano al mestolo (preparavo il vin brulè) un rapido scambio di sms con la preoccupata truppa. Qui do il meglio di me con uno sfoggio estremo di ottimismo grazie all'applicazione di ipotetiche quanto inesistenti leggi fisiche che davano pieno sole in quel del Musinè.
Giunta l'ora ed issato lo zaino sulle spalle ho giusto il tempo di fare la foto di rito in ascensore, tutto il resto sarà avventura!La squadra è composta da 3 informatici e già qui le possibilità di sopravvivenza in caso di incidenti crollano miseramente verso lo zero. In una ipotetica situazione di pericolo (vengo dalla visione di 127 ore, quindi capite bene il mio stato d'animo) già mi immagino le soluzioni: "Ma non avevi salvato??", "Una copia di backup non l'avevamo fatta?!?!" e ancora "Prova a premere CTRL+ALT+CANC, funziona sempre". Nulla quindi che realmente serva INTO THE WILD!
Il premio come miglior arrampicatore protagonista lo diamo sicuramente a Giuseppe (sx) che dopo questa esperienza è per tutti noi "non mollare mai!". In pieno stile chemenefutteame si presenta senza la minima traccia di abbigliamento tecnico ma sfoggia una arrampicata da montanaro consumato senza ausilio di bacchette ed improvvisando tecnicismi notevoli, compresa la culata in fase di discesa! Il giubottino legato in vita sentitamente ringrazia!
Segue Andrea (dx) che nonostante i problemi al ginocchio, tosto come i migliori diesel del dopoguerra, avanza inesorabile sulla montagna in stile schiacciasassi. Lui e le bacchette (miracolosamente trovate da Cisalfa il giorno prima) sono un tutt'uno! Pare che giunti in prossimità della catena posta in cima, lui l'abbia utilizzata mantenendo entrambe le bacchette ben salde alle mani... il mistero rimane!
Ed infine me medesimo che in qualità di membro anziano del gruppo oltre a gestire la cartografia avevo il ben più gravoso compito della preparazione del vin brulè, da assaggiare esclusivamente in quota, si capisce! Verrò soprattutto ricordato per aver asceso il monte praticamente con le mani, grazie alle mie superbe Quechua "zero grip" e, in pieno stile Schettino, per aver abbandonato il gruppo lanciandomi in una improbabile salita in solitaria...
Ma raccontiamola questa escursione! Imboccato il sentiero vicino il centro sportivo, la strada sale subito ripida, seguendo una via crucis che porta ad una chiesetta. L'intero sentiero è largo e pieno di ciottoli quindi non ci sono particolari difficoltà da segnalare.
Arrivati alla chiesa si comincia col sentiero vero e proprio. Non ci sarà un attimo di pausa ad eccetto di un pianoro di circa 30 metri che regala una vista eccezionale, purtroppo solo in parte goduta per via delle nubi.
Prima di arrivare al pianoro bisogna darci dentro con le zampe. Terra e massi ed un buon dislivello la fanno da padrona. Se infatti calcoliamo che la distanza fino alla croce è di circa 3,3km ed il dislivello di 800 metri, capite che stiamo parlando di una pendenza media del 24%!
Superato il pianoro (ed è qui che saluto i ragazzi per proseguire da solo) comincia a comparire la neve, siamo circa sui 900 metri dopotutto ed il versante al riparo dai raggi solari (N/E) inevitabilmente risulta imbiancato.
Il vero problema è però lo scioglimento della neve che presto rende la salita più tecnica e meno serena a causa di tanto fango, di piccoli tratti esposti e di rocce scivolose. Nulla chiaramente di complicato, in montagna basta fare le cose con calma e senza improvvisare. E' qui infatti che tiro fuori la prima bacchetta per proteggermi dal lato esterno.
Superato il traliccio dell'alta tensione, la croce comincia a mostrarsi sempre più frequentemente ma sarà proprio quest'ultimo tratto a rendere avventurosa l'escursione.
Tirata fuori anche la seconda bacchetta ed andando quindi in modalità 4x4, tento goffamente di trovare il grip giusto ad ogni passo. Purtroppo o le scarpe o la scarsa tecnica o tutte e due, non mi permettono una salita veloce e mentre io arranco quasi orizzontale (scene pietose si!), vedo sfilarmi da ragazzi che DI CORSA salivano come se nulla fosse...
Vabè io so' nato a 12 metri slm! Abbiate pazienza!!!
Sono quasi in cima e di fronte a me vedo un MURO di fango e pochi, pochissimi punti dove fare leva per spingermi su...poi noto la catena che amorevole scende sul terreno!
La afferro con forza col mio braccio destro eeeeee DAJE DE QUI, DAJE DE LA, alla fine sono sopra! Ancora pochi metri di goffa salita ed eccomi tagliare il virtuale traguardo della cima!!! 1 ora e mezza...beh mi dico, non male considerando che il cartello posto all'inizio del sentiero sentenziava 2 ore.
Ehm si... in realtà i ragazzi saliti di corsa l'hanno chiusa in 37 minuti...ma dettagli!!! :D
Nei minuti di attesa che mi separano dall'arrivo dei miei amici mi concedo un attimo di silenzio...mi siedo alla base della grande croce e chiudo gli occhi. Lascio così scorrere i pensieri senza oppormi, li lascio defluire naturalmente, senza argini e senza paura. C'è una sorta di pace ma anche una netta percezione di non avere la benché minima idea di quello che ancora mi aspetta ed in fondo è giusto così. Si è aperta una voragine in me, la percepisco bene ed alcune volte toglie il fiato tanto è grande e profonda. Ma forse un po' come oggi, bisogna risalire con calma, un passo alla volta, sporcandosi le mani di fango se necessario senza perdere la speranza mai. Anche quando sembra impossibile andare avanti ci sarà sempre una vecchia catena sporca di fango e neve pronta ad essere afferrata con tutta la nostra forza.
Ma eccolo qui il resto della truppa! Siamo tutti col morale bello alto, arrivare in cima da sempre euforia c'è poco da fare e condividere questi momenti è forse la vera e più grande fortuna.
Un film che ho visto non molto tempo fa terminava con una bellissima frase, una frase che racchiude molti significati, un concetto divenuto chiaro al protagonista solamente al termine di un lungo viaggio, principalmente compiuto dentro se stesso. Quella semplice frase diceva questo:"La felicità è reale solo quando condivisa."
E quindi come non concludere con un bel Prosit!